森の書斎から
Ciao
Ciao. Vi dò il benvenuto nel nostro nuovo sito con questa parola che
e’ la terza parola italiana più’ conosciuta nel mondo dopo pizza e mafia.
Le lontane origini di questo popolare saluto sono poco
conosciute dagli stessi italiani. Per oltre mille anni (dal secolo nono
al 18mo), Venezia e’ stata una potenza navale governata dai Dogi, il
più’ antico e longevo stato europeo. Tra le tante fiorenti attività
commerciali della Repubblica veneziana c’era il traffico degli schiavi.
Ed un saluto comune in quei tempi era “schiavo vostro” (che voleva
dire: vi rispetto e sono a vostra completa disposizione), poi diventato
semplicemente “schiavo” che in dialetto Veneto si pronuncia “s-ciavo”
che in breve e’ diventato il “ciao” con cui oggi ci salutiamo.
A proposito di modi di salutarsi, debbo dire che mi riesce ancora
difficile, dopo circa 20 anni di familiarità’ con la cultura
giapponese, resistere a stendere il braccio e a porgere la mia mano
quando incontro amici giapponesi. La stretta di mano e’ per noi
occidentali un segnale importante nel linguaggio del corpo. Limitarsi
ad un inchino( e addirittura evitare di incontrare i suoi occhi) quando
incontro una persona che mi e’ cara, mi sembra una piccola violenza ai
miei sentimenti, alla mia spontaneità. Mi sembra un saluto muto. Ci
sono tanti modi di stringere la mano: c’è chi vuole farti sentire la
sua forza e quasi te la stritola costringendoti a trasformare la tua
smorfia di dolore in un sorriso; chi al contrario ti da’ una mano
molliccia ed esangue; chi, galantemente, la solleva e la sfiora con un
lieve bacio sul dorso.
Anche le origini della stretta di mano sono poche conosciute.
Migliaia di anni fa, nei primi contatti tra uomini di tribù’ diverse,
il saluto era il tendere entrambe le braccia con le palme delle mani
aperte per dimostrare di non avere armi e di non avere intenzioni
aggressive.
Attraverso i secoli questo gesto si e’trasformato nell’odierna stretta
di mano. Quindi, il vostro inchino vuole forse dire: noi ci fidiamo di
voi. Non c’e’ bisogno di farci vedere che la vostra mano non nasconde
un’arma.
Noi europei meridionali, in particolare noi italiani ed i nostri
<cugini> francesi, oltre a stringerci la mano, ci abbracciamo ci baciamo
sulle guance. Gesù aveva detto: se vi colpiscono con uno schiaffo, voi
porgete l’altra guancia. Noi l’altra guancia la porgiamo sempre
volentieri, ma per un secondo bacio. Non e’ stato mai deciso se il
primo bacio deve essere dato sulla guancia sinistra ed il secondo sulla
destra, o viceversa. E capita, infatti, di vedere due persone che si
incontrano, si abbracciano e cominciano a scuotere la testa a sinistra e
a destra, come tergicristallo di un’auto, non sapendo su quale guancia
depositare il loro primo bacio. Spesso finiscono con il darsi una bella
nasata (seguita da una bella risata).
In Belgio, nei Paesi Bassi e nella Francia settentrionale se ne scambiano
addirittura tre.
Ma c’e’ bacio e bacio: I latini, ad esempio, ne avevano tre diversi, ognuno con il
proprio nome e guai fare confusione nella richiesta di baci: si poteva
finire in tribunale. <Osculum> era il bacio del rispetto, <Basium> (da
cui viene la parola italiana bacio) era il bacio dell’affetto e
<Savium> quello dell’amore. <Savium>era anche sinonimo di <Amore>:
“ Meum savium!” sospirava l’innamorato e voleva dire “amore mio”!.
E’ stato stabilito scientificamente che il bacio può’avere virtù
analgesiche e antidepressive. Qualche bacio sul punto che vi duole ed il male passa.
E se il punto che duole non e’ nel corpo, ma nell’anima, qualche bacio e passa anche
quello.
Insomma il bacio e’ importante, non si debbono dare alla leggera. In
una vita media di 80 anni, si calcola che una donna italiana ne riceva
circa 20.000 (di <savia - plurale di savium - di quelli veri, insomma, non di quelli che si
sparano a mitraglia come semi di cocomero, ad ogni incontro sociale).
Circa tre alla settimana, E le donne giapponesi quanti ne ricevono?
Beh, tutto questo sproloquio era solo per dirvi <ciao> e <yokoso> nel
nostro nuovo sito. Ma si sa, noi italiani a chiacchiere siamo
imbattibili. A presto, Silvio,
5 agosto 2009